disorder
Controvertice New World Disorder

Lo scorso sabato si è tenuto il contro-vertice “New world (dis)Order” presso la chiesa battista di Bloomsbury che ha messo a disposizione i suoi spazi in aperta solidarietà con i contenuti pacifisti della giornata,.
L’evento organizzato dal coordinamento europeo “No to War-No to Nato” col sostegno finanziario della Sinistra europea è stato la prima risposta della Londra antimilitarista al vertice ospitato in questa città dal governo di Boris Johnson.
Vi hanno partecipato esponenti ed attivisti del pacifismo continentale (Francia, Spagna, Germania, Svezia, Italia, Grecia, Finlandia, Belgio, Irlanda, Olanda, Austria) e statunitense oltre ai delegati di alcuni partiti della Sinistra europea (per l’Italia Rifondazione Comunista).
I lavori del contro-vertice sono stati aperti dallo scrittore e film maker Tariq Alì che ha sottolineato come la Nato abbia definitivamente dimostrato la sua vera natura offensiva con i bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999 e con la sua provocatoria avanzata verso est, arrivata a compimento col golpe sostenuto in Ucraina nel 2014 e lanciando la sua seconda guerra fredda nel momento stesso in cui terminò la prima.
Immancabile un riferimento alle imminenti elezioni politiche che ha strappato gli applausi dell’assemblea: “Spero che vinca Jeremy Corbyn” – ha concluso il suo intervento Alì -“e che poi a manifestare per strada ci vadano quelli che la guerra la vogliono!”.
Gli stessi sostenitori locali della campagna per Corbyn, presenti numerosi al contro-vertice, hanno tuttavia smorzato gli entusiasmi in questo senso facendo notare come il Labour debba ancora essere “de-blairizzato”.
Campagna elettorale a parte, il contro-vertice si è concentrato sull’analisi puntuale delle nuove strategie della Nato: il suo farsi globale con la proposta di coinvolgimento della Colombia e della Corea del Sud, il rilancio del nucleare tattico e strategico sulla scia della dottrina statunitense scaturita dall’uscita unilaterale dal trattato Inf, la militarizzazione dello spazio come ultima frontiera della supremazia militare, le pesanti responsabilità dell’industria militare occidentale nel rilancio della corsa agli armamenti e della belligeranza globale.
Gli attivisti francesi hanno messo in evidenza come sia del tutto pretestuoso indicare nella Russia un nemico minaccioso quando la spesa militare della Francia di Macron, che da sola vale 295 miliardi di euro in cinque anni, già supera quella della superpotenza.
Il fatto davvero interessante di questo contro-vertice è stato che tutte le nazionalità rappresentate in esso si sono fatte carico dell’analisi serrata e della denuncia delle responsabilità di guerra dei rispettivi governi componendo così il mosaico della montante militarizzazione dell’Unione europea a trazione franco-tedesca.
Gli attivisti tedeschi hanno infatti sottolineato come questo pesante riarmo, che ha come punto d’arrivo dichiarato la costituzione di un vero e proprio esercito comune, non sia per nulla una alternativa alla Nato ma piuttosto il tentativo di ricomporre e far valere gli interessi neocolonialisti europei nel quadro atlantico.
Ha concluso i lavori Reiner Braun, portavoce del coordinamento “No to War-No to Nato”, auspicando un avvicinamento e commistione della campagna antimilitarista con quella ambientalista e proponendo una road map di lavoro per il 2020 che si concentri sulla denuncia del pesante riarmo della Ue e che possa culminare con una conferenza presso il parlamento europeo a fine anno col supporto del gruppo parlamentare della Sinistra europea. E naturalmente invitando tutti i presenti alla manifestazione di oggi davanti a Buckingham Palace.
L’evento organizzato dal coordinamento europeo “No to War-No to Nato” col sostegno finanziario della Sinistra europea è stato la prima risposta della Londra antimilitarista al vertice ospitato in questa città dal governo di Boris Johnson.
Vi hanno partecipato esponenti ed attivisti del pacifismo continentale (Francia, Spagna, Germania, Svezia, Italia, Grecia, Finlandia, Belgio, Irlanda, Olanda, Austria) e statunitense oltre ai delegati di alcuni partiti della Sinistra europea (per l’Italia Rifondazione Comunista).
I lavori del contro-vertice sono stati aperti dallo scrittore e film maker Tariq Alì che ha sottolineato come la Nato abbia definitivamente dimostrato la sua vera natura offensiva con i bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999 e con la sua provocatoria avanzata verso est, arrivata a compimento col golpe sostenuto in Ucraina nel 2014 e lanciando la sua seconda guerra fredda nel momento stesso in cui terminò la prima.
Immancabile un riferimento alle imminenti elezioni politiche che ha strappato gli applausi dell’assemblea: “Spero che vinca Jeremy Corbyn” – ha concluso il suo intervento Alì -“e che poi a manifestare per strada ci vadano quelli che la guerra la vogliono!”.
Gli stessi sostenitori locali della campagna per Corbyn, presenti numerosi al contro-vertice, hanno tuttavia smorzato gli entusiasmi in questo senso facendo notare come il Labour debba ancora essere “de-blairizzato”.
Campagna elettorale a parte, il contro-vertice si è concentrato sull’analisi puntuale delle nuove strategie della Nato: il suo farsi globale con la proposta di coinvolgimento della Colombia e della Corea del Sud, il rilancio del nucleare tattico e strategico sulla scia della dottrina statunitense scaturita dall’uscita unilaterale dal trattato Inf, la militarizzazione dello spazio come ultima frontiera della supremazia militare, le pesanti responsabilità dell’industria militare occidentale nel rilancio della corsa agli armamenti e della belligeranza globale.
Gli attivisti francesi hanno messo in evidenza come sia del tutto pretestuoso indicare nella Russia un nemico minaccioso quando la spesa militare della Francia di Macron, che da sola vale 295 miliardi di euro in cinque anni, già supera quella della superpotenza.
Il fatto davvero interessante di questo contro-vertice è stato che tutte le nazionalità rappresentate in esso si sono fatte carico dell’analisi serrata e della denuncia delle responsabilità di guerra dei rispettivi governi componendo così il mosaico della montante militarizzazione dell’Unione europea a trazione franco-tedesca.
Gli attivisti tedeschi hanno infatti sottolineato come questo pesante riarmo, che ha come punto d’arrivo dichiarato la costituzione di un vero e proprio esercito comune, non sia per nulla una alternativa alla Nato ma piuttosto il tentativo di ricomporre e far valere gli interessi neocolonialisti europei nel quadro atlantico.
Ha concluso i lavori Reiner Braun, portavoce del coordinamento “No to War-No to Nato”, auspicando un avvicinamento e commistione della campagna antimilitarista con quella ambientalista e proponendo una road map di lavoro per il 2020 che si concentri sulla denuncia del pesante riarmo della Ue e che possa culminare con una conferenza presso il parlamento europeo a fine anno col supporto del gruppo parlamentare della Sinistra europea. E naturalmente invitando tutti i presenti alla manifestazione di oggi davanti a Buckingham Palace.
Articolo originale di Gregorio Piccin sul Manifesto del 2 dicembre 2019